Dopo mesi in cui molti si sono battuti per riportare un po’ di lucidità nella grottesca gestione della pandemia, ancora incontro persone in buona fede (sui social network, solo sui social network) che mi chiedono perché io sconsigli caldamente di installare Immuni.
Le ragioni sono così tante che è impossibile elencarle tutte, ma vale forse la pena provare ad elencare quelle più spesso dimenticate nella speranza di non doverle ripetere continuamente.
Partiamo dai problemi medici che durante un’epidemia dovrebbero essere prevalenti.
Assumiamo, per semplicità di ragionamento, che la totalità della popolazione installi questa app di “contact tracing”. Considerato che WhatsApp (l’app più installata al mondo) è presente sui cellulari di meno del 60% della popolazione italiana, si tratta di una assunzione estremamente improbabile nella nostra penisola. Purtuttavia è possibile che in determinate zone del territorio nazionale, le popolazioni locali aderiscano in massa a questo surreale piano di contenimento del virus.
Cosa succederà?
D’estate cambierà poco o nulla: si tratta di una sindrome influenzale la cui mortalità si riduce naturalmente con il caldo. Ma con l’arrivo dell’autunno ogni popolazione Immuni-zzata si sentirà al sicuro: ciascuno si comporterà normalmente fino alla ricezione della notifica di contatto con un infetto. E’ questa la speranza dei sostenitori di Immuni: “riprendersi da un disastro economico e sociale” ritornando alla normalità.
Purtroppo, se non verrà garantito un test diagnostico entro 24 ore dalla ricezione della notifica di contatto con un infetto, i contatti che riceveranno la notifica NON avranno ragione (e modo) di informare gli altri propri contatti del pericolo. Si metteranno in quarantena, riducendo i contatti futuri, ma NON avviseranno (tramite Immuni) tutti coloro che hanno infettato nel frattempo.
E queste persone, quelle che all’inizio dell’epidemia venivano definiti “contatti di secondo livello” ed invitate a fare una vita normale perché “il contagio è poco probabile” e “non bisogna diffondere il panico” e “bisogna evitare danni per l’economia”, non verranno avvisati o testati.
E queste persone, in buona fede e legittimamente, continueranno a diffondere il virus.
In fondo hanno installato Immuni! Le avvertirebbe se fossero a rischio!
Ed a settembre, quando il decorso della malattia tenderà ad aggravarsi, molti moriranno
proprio grazie ad Immuni. E a Google ed Apple, naturalmente.
Ed all’ignoranza di chi ha finanziato questo soluzionismo tecnologico.
La gestione della pandemia ha fatto emergere tutti i limiti del Servizio Sanitario Nazionale. Limiti di cui nessuno voleva parlare prima e di cui nessuno vuole parlare ora.
I medici mandati sul territorio senza mascherine, senza dispositivi di protezione, con indicazioni contradditorie, hanno fatto tutto il possibile per tamponare l’emergenza. Così il personale ospedaliero, medici, infermieri, operatori sanitari che, ormai in burn-out, continuano a lavorare alacremente.
Ma un sistema che ha bisogno di eroi e martiri è un sistema che non funziona.
Perché così tanti medici sono risultati positivi ai sierologici per le IgG?
Perché hanno chiesto per mesi dei tamponi ottenendo solo vane promesse?
Semplicemente perché tutti sapevano che testarli avrebbe significato trovarne moltissimi positivi e dunque doverli isolare nelle loro case per settimane.
Se tutti i medici Piemontesi, Lombardi, Emiliani o Veneti installassero Immuni, sarebbero bombardati da continue notifiche. Così gli infermieri e gli OS.
Inoltre, se venisse installata da tutti (come stiamo assumendo), Immuni produrrebbe una enorme quantità di falsi positivi. Persone che ragionevolmente chiameranno il proprio medico di famiglia, già oberato dai malati veri.
Infatti le F.A.Q. di Immuni declinano qualsiasi responsabilità, scaricandola sui medici di famiglia:
L’app fa diagnosi mediche o fornisce consigli medici?
Immuni non fa e non può fare diagnosi. Sulla base dello storico della tua esposizione a utenti potenzialmente contagiosi, Immuni elabora alcune raccomandazioni su come è necessario comportarsi. Ma l'app non è un dispositivo medico e non può in alcun caso sostituire un medico.
Dunque nessun “consiglio medico”, solo “raccomandazioni”, “istruzioni da seguire”.
E sono attendibili?
Le istruzioni fornite dall’app sono attendibili?
Le raccomandazioni fornite dall'app dipendono dalla durata della tua esposizione a utenti potenzialmente contagiosi e dalla distanza fra il tuo smartphone e quello di questi utenti durante l'esposizione.
Si tratta di un numero limitato di informazioni, peraltro mai perfette, in quanto il segnale Bluetooth Low Energy è influenzato da vari fattori di disturbo. Quindi, la valutazione non sarà sempre impeccabile. Per esempio, se l'app ti raccomanda di isolarti, non significa che sicuramente hai il SARS-CoV-2. Significa piuttosto che, sulla base delle informazioni a disposizione dell'app, l'isolamento è la cosa più sicura da fare per te e per chi ti sta accanto.
È quindi importante che tu segua le indicazioni fornite dall'app, per il bene tuo, dei tuoi cari e della comunità. Non esitare a consultare il tuo medico di medicina generale in caso l'app ti avverta di un possibile contagio.
11 righe di supercazzola per non rispondere chiaramente “No”.
Infine, a causa dei limiti specifici della tecnologia Bluetooth utilizzata, molti contatti non verranno registrati.
E stiamo assumendo che tutti installino l’App, che tengano il cellulare con il Bluetooth costantemente acceso e non lo dimentichino mai in auto o a casa.
L’ovvio ed inevitabile risultato sarebbe una riduzione della qualità del servizio per i malati, e di nuovo ulteriori morti, ma non solo per COVID.
Dunque Immuni non costituirà solo un problema di “privacy”, ma anzitutto un gravissimo problema di salute pubblica.
Un problema di cui, come al solito, non risponderà nessuno.
Perché come non è un caso che la sperimentazione parta a giugno, non è un caso che le
regioni più colpite dal virus (Lombartia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto…)
non ne facciano parte.
D’altronde persino Google e Apple, per poter produrre qualcosa da deployare su milioni di dispositivi prima che il favore dei governi cessi, hanno dovuto ridefinire il concetto stesso di contact tracing per adattarlo ai cellulari.
Ma vi sono anche moltissimi problemi “di privacy” ignorati da chi sviluppa Immuni.
Uno tra tanti: mentre l’applicazione, di per sé, è tanto sicura quanto è sicuro il sistema operativo su cui gira (molto poco, ma questo costituisce un’altro ordine di problemi), gli sviluppatori si rifiutano di considerare che con meno di 5000 €, qualsiasi organizzazione criminale potrà utilizzare la propria rete di estorsione per installare centinaia bluetooth spoofer in grado di ricostruire la rete di contatti di una città come Roma, Milano o Palermo.
Dal punto di vista politico, il danno maggiore prodotto da Immuni è culturale.
Anche se non può funzionare, anche se sarà dannosa per i cittadini più fragili (anziani, disabili, malati cronici…) che si ritroveranno circondati da persone convinte di non costituire un pericolo per loro, Immuni stabilirà un precedente pericolosissimo.
L’idea che un App su un cellulare possa risolvere semplicemente problemi complessi di scala globale come una pandemia. E non si potrà tornare indietro: la sorveglianza di massa verrà giustificata continuamente, sempre in nome di nuovi pericoli.
Qualsiasi informatico competente riderebbe di questo soluzionismo tecnologico.
Per questo vi Sconsiglio caldamente Immuni.